La Memoria. Câè chi dice che lâultimo romanzo illustrato di Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, non susciti passioni, che sia solo unâenciclopedica esibizione di cultura nozionistica. Può darsi, Eco atterrisce chiunque non sia altrettanto mostruosamente full of consciousness. Eppure, dietro ogni riga, in agguato, câè sempre una sensazione violenta, un deja-vu vero, reale, sicuramente non sospetto. Mi tornano man mano alla mente sensazioni tattili, odorose, saporose fortissime: niente di stupefacente, ma tutte da post-gustare: il tocco delle dita sulla carta blu semitrasparente con cui la maestra foderava i quaderni dei compiti in classe (è un caso fortuito che in questi giorni io abbia ri-incontrato dopo decenni le due sorrelle, ormai vecchiette, che gestivano la cartoleria profumata di inchiostro e matite di legno e carta di quaderni, allâangolo della piazza, dove entravo a comperare quaderni, matite e pennini?), odor di colla con cui fissavo sui disegni i lustrini dorati e argentati come ornamento ai disegni di natale, lustrini che adornavano i calendari dellâavvento contesi con mia sorella (apro io, oggi apro io, no io, no tu hai aperto ieriâ¦), una ricotta assaggiata direttamente dalla carta oleata che un contadino aveva portato a mia nonna, in cucina, centâanni fa, che non ho più potuto riassaggiare, e ancora, un sapore/odore misterioso, forte, afroroso, che alle volte mi torna alla testa, quasi fastidioso, penso sia il latte di madre, ma non ho mai potuto-voluto soffermarmi oltre a pensare/indagareâ¦
Non è nostalgia, anzi, tendo a rifiutare il mio vissuto, a vedere il futuro, quel poco che avanza di cosciente e consapevole (6-7000 giorni? magari 8000, salvo imprevisti, naturalmente), come liberazione, miglioramento, novità catartica. Però sento che la memoria, il ricordare è importante , se vissuto consapevolmente. Eâ importante riuscire a capire perché si ricorda, e come, e a che fine. E questo non è né poco, né chiaro, né assodato.
catomaior
/ 7 agosto 2004Memoria…aggiungerei anche il suo rapporto con l’apprendimento. Ma è implicito, lo avverto, nelle tue parole.
Francesco
319
/ 7 agosto 2004Conosco l’Eco semiologo delle conferenze e seminari sulle teorie di traduzione (Dire quasi la stessa cosa) e di un esilarante e utilissimo manuale di anni e anni fa su Come fare una tesi di laurea (“Fare una tesi significa divertirsi”, Umberto Eco). E conosco l’Eco dell’inquietante arzigogolato Nome della Rosa. Ma che sia Eco, l’autore di questo percorso della memoria, poco importa.Credo sia un percorso inevitabile, quello del salto indietro per ritrovare un punto che aiuti a dissipare la nebbia in cui ci si è forse persi più tardi in un punto del tempo. E tanto mi affascina scoprire come in tanti, man mano che la vita procede, si scoprino limpidi e immediati nel ricordare sfumature di anni addietro e nel dimenticare le cose di un minuto prima. Mi piace pensare che quelle di anni addietro le si ricordino così bene perché più dense e di quelle vecchie da un minuto. E non mi farei domande su quelle passate da tanto o da poco, perché quelle di poco fa, fra 7-8000 giorni, diventeranno inevitabilmente dense quanto quelle di 14 o 16000 giorni fa.E quanto al “tense”, si, forse povertà espressiva. Salti nelle parole da ricomporre e riassemblare, sempre quelle, per costruirne altre. Ma è bello scoprirne le ragioni di fondo e le vie percorse per costruire, dalle vecchie, quelle nuove. Un po’ come il presente, i prossimi 8000 giorni e la memoria dei 16000 passati.
319
/ 7 agosto 2004Catomaior, non ti conosco ma adoro la tua capacità di sintesi. Imparerò 🙂
catomaior
/ 8 agosto 2004Non è capacità di sintesi… è non sapere come dire le cose che vorrei dire… Ma ho qualche cosa da dire? Boh!
Francesco
319
/ 9 agosto 2004Si si che ce l’hai 🙂
mics
/ 11 agosto 2004Sintesi e analisi: come il lago di Erdemolo, ogni tanto c’è, poi crede di scomparire ma torna. Il lago di Erdemolo = la memoria, poi torna sempre fuori. Sennò, come ce li progettiamo questi 7, 8 mila giorni che restano? Figure della memoria: sentieri fra boschi e radure; una falda di cui riconosciamo i pozzi in superficie; una donna senza testa (quasi) in cima alla montagna. Ciao